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mercoledì 2 luglio 2014

amare non è viziare


Secondo gli studi di T. B. Brazelton lo sviluppo emotivo del bambino, riferendoci in particolare al crearsi del legame genitore-figlio, si sviluppa attraversando alcuni momenti chiave.

 

° Il bambino immaginato

Questo legame inizia durante la gravidanza, quando madre, padre e figlio imparano a conoscersi e riconoscersi attraverso movimenti (carezze, spostamenti interni alla pancia, etc.) e suoni (quelli del corpo e delle voci, della musica, etc.). E' in questo tempo che ci si forma un'idea, un'aspettativa ed un'immagine del bambino. 

° Il bambino reale

Il touchpoint della nascita attua l'incontro “allo scoperto” con il bambino vero che può o meno, parzialmente o del tutto rispecchiare quello immaginario. Occorre un processo di adattamento che spesso porta a trovare le somiglianze fisiche o comportamentali nel tentativo di conoscerlo e ricondurlo a qualcosa di noto. 

° Il nutrimento

Un importante elemento per saldare il rapporto genitore-figlio è l'allattamento. Si tratta di uno strumento potente ed eccezionale, soprattutto se pensiamo a quello naturale, perché oltre a trasmettere quanto necessario ed adatto al corpicino per crescere, si passa anche un cibo emotivo. Il momento della suzione è un modo di prendersi cura del piccolo, di dirgli che lo amiamo. Il gesto, la postura stessa permettono di osservarsi e studiarsi in maniera intima e reciproca (il neonato riesce a mettere a fuoco proprio ad una distanza pari a quella capezzolo-viso della mamma). In caso di allattamento artificiale tutto ciò assume valore immediato anche per il papà che in questo caso è interscambiabile con la mamma.

° Il pianto

Lo studio di Brazelton rivela come in circa 3 giorni dalla nascita i genitori siano in grado di distinguere il pianto del proprio bimbo da quello di altri e dopo circa 2 settimane sappiano riconoscerne i vari tipi. Si tratta di un insostituibile strumento di comunicazione con cui il bambino dice ai suoi genitori che lui ha fiducia in loro perché attende una risposta che sa arriverà di certo, è un segnale di attaccamento ed apprendimento.

°Il gioco

Si tratta di un modo che ha a disposizione il genitore per comunicare con il proprio bambino. Si possono sfruttare momenti come il cambio pannolino, il bagno, il rientro a casa, etc. per farlo sorridere e cementare il rapporto con lui. E' un modo insostituibile per insegnare tanto, anche attraverso l'imitazione reciproca, alla base delle prime parole e di un linguaggio che si perfeziona attraverso attese reciproche.

° La disciplina

Possiamo iniziare a parlarne dai circa 4 mesi quando il bambino inizia a usare tosse, starnuti, soffocamenti e strilli a scopo esplorativo, per manipolare la reazione dei genitori che devono invece aspettare per capire se si tratti di un'esigenza effettiva o meno. A 7 mesi il bambino è già in grado di capire il no anche se non risponde ad esso. A 9 mesi il genitore può iniziare a dire i primi no che devono però essere ponderati. E' bene rimuovere tutti gli oggetti pericolosi possibili e le situazioni di conflitto, distogliere l'attenzione (funziona però con desideri di poca importanza) e trasformare il più possibile la casa a misura di bambino. I divieti veri e propri vanno riservati a pochissime situazioni così che il bambino possa considerarle come rare e davvero meritevoli di attenzione.

°Momenti di regressione

Sono momenti di dura prova in cui il bambino è irritabile e sembra tornare indietro rispetto ad alcune tappe raggiunte. E' quindi fondamentale la lettura che ne dà Brazelton per non scoraggiarsi e comprenderne il significato. Si tratta di spinte, segnali di cambiamento che mascherano l'enorme sforzo e volontà del bambino di crescere. Ad 1 anno ad esempio c'è un momento di disorganizzazione ed un desiderio di indipendenza, di rivendicazione di un proprio spazio. Tale passaggio può essere anche forte ma il suo esplicitarsi è segnale di equilibrio ed apertura da parte del bambino.

° Il timore di viziare

Nel legame genitore figlio si avverte forte il valore educativo e la responsabilità da parte dei genitori. Nasce quindi il timore di viziare il proprio bimbo accorrendo ad ogni pianto. In realtà, specialmente fino ad 1 anno di vita, si tratta di accudire i bisogni del piccolo e non c'è quindi alcun pericolo. Il bambino viziato è quello sottoposto a continue ansie o pressioni, accudito senza tranquillità e con nervosismo.

° L'essere neogenitori

I genitori, proprio come il neonato, si trovano di fronte a cambiamenti radicali che generano insieme enorme gioia ed ansia.

Il ruolo del padre assume un significato speciale particolarmente in un contesto come quello attuale dove non si riesce a far conto su numerose risorse o famiglie allargate. Egli è una figura senza eguali sia nel fornire un aiuto pratico sia nel “difendere” la famiglia da alcune ingerenze esterne.

 

Mi sembrano queste le linee guida alla base del rapporto genitore-bambino che, se ben sviluppate e curate, sono le fondamenta di un'infanzia felice per un bambino e quindi per tutta la sua famiglia.

 

E' straordinario come il massaggio infantile sia in sintonia con ciascuno di questi momenti riuscendo ad annodare ancora di più genitori e bimbi.

Il massaggio può servire per colmare quel gap che si crea tra bambino immaginato e reale. Può essere un modo per conoscere ed incontrare il bimbo vero, senza bisogno di ricondurlo a qualcosa di noto, ma imparando ad apprezzarne tutta la sua originalità. Ancor più peso assume questa osservazione nel caso di bambini prematuri o speciali quando è possibile che i genitori si trovino a non aver mezzi immediati per intrecciare una relazione affettiva ed emotiva con il bambino. Il distacco fra l'immaginario ed il concreto o anche lo sforzo fatto o l'individualità di ciascuno può far sì che il bonding non scatti subito. La consapevolezza di questa possibilità (che non sempre è necessariamente drammatica) ed il sapere che stiamo parlando di un processo a lungo termine dona ulteriore valenza al massaggio che può essere un modo per mostrare ai genitori anche il bello non immaginato del bambino reale (ad esempio la straordinaria varietà di comportamenti che attua per comunicare) e così avviare o potenziare questo legame (pensiamo anche alle adozioni).

Uno degli aspetti più belli del massaggio è proprio quello di rappresentare un modo di passare al bambino quel nutrimento affettivo di cui ha tanto bisogno quanto, se non più, di quello fisico. Ed è uno strumento usabile parimenti dalla madre e dal padre. Si tratta di un'occasione per regalare coccole, scambiare sorrisi ed affetto.

Le informazioni sul pianto hanno rilevanza eccezionale. Da una parte consentono a noi insegnanti di sapere che valore ha il pianto di un bambino e quanto esso sia prezioso. Dall'altra è occasione di consapevolezza per le famiglie  che possono sentirsi  accolte e bene accette con i loro “rumori” e possono avere uno strumento che le tranquillizzi e supporti nell'instaurare la relazione con il loro bambino. Sapere che il pianto di fine giornata è il modo del figlio di dire quanto sia stata pesante una giornata senza la presenza dei genitori dona tutta un'altra prospettiva a quelle grida.    

Il massaggio neonatale è anche un'esercitazione a giocare con il proprio piccolo. Pensiamo già alla posizione informale (seduti a terra con abbigliamento comodo), alla vocina che richiediamo di emettere per chiedere il permesso al bambino, alle filastrocche-musiche-canzoncine che abbiniamo ai massaggi, ai sorrisi ed alle coccole che sfuggono durante gli incontri. Sebbene questi aspetti non siano meramente ludici, sono tuttavia un allenamento per il genitore a stare con il bambino, a mettersi a sua misura e disposizione, a dedicargli un tempo pieno e genuino, intimo.

Conoscere i touchpoint inerenti la disciplina e i momenti di regressione  ci serve per comprendere gli stadi evolutivi del bambino ed anche in questo caso è un mezzo per rassicurare ed informare i genitori nel tentativo di rasserenarli e supportarli nel legame che stanno costruendo. Alla luce del pensiero di Brazelton i genitori hanno la possibilità di rileggere i momenti di irritabilità come tentativi di adattamento alla vita o sovraccarico del sistema nervoso. Sanno che possono provare ad accudirlo in tutti i modi, uno alla volta, ed infine anche lasciarlo sfogare per un breve tempo dandogli la possibilità di riorganizzarsi.

Fondamentali sono le notizie sulla condizione di neogenitori. Per noi insegnanti è utilissimo essere consapevoli che abbiamo di fronte un bambino inesperto, curioso, intimorito e speranzoso ma anche dei genitori desiderosi di amare il proprio figlio, di essere i migliori per lui, impauriti dall'ansia di sbagliare, di commettere errori, di non capire quale sia la cosa giusta da fare. Il massaggio è un modo sano, rispettoso e buono di stare insieme ed imparare a conoscersi, è una strada per comprendersi a vicenda, per sperimentare che amare non è viziare, una maniera di restituire al padre tutto il peso della sua insostituibile figura.

Nella nostra cultura occidentale ci si aspetta che la donna si riprenda rapidamente e che la famiglia si riorganizzi subito: basta pensare ai tempi di ricovero in ospedale e a quelli di rientro al lavoro. Questo che per noi è consueto in altre culture è del tutto incomprensibile; in quella giapponese le donne che hanno partorito sono coccolate come tornassero anch'esse bambine per un lungo periodo così che possano recuperare le energie spese.

E' molto importante sostenere una famiglia che nasce e cresce. Un rapporto sano che si sviluppa nella sicurezza, nel valore reciproco e nella comprensione è la base per la formazione di futuri adulti emotivamente sani che hanno avuto qualcuno che ha creduto nel loro successo di vita fin dai primi mesi. Alla luce della teoria di Brazelton il massaggio neonatale è uno strumento per sostenere la famiglia:

° dando valore a ciascun componente: particolarmente al padre (che non rischia di essere escluso da un possibile alto gatekeeping da parte della madre o di altra figura materna come ad esempio una nonna) ed al bambino (che diviene l'insegnante in grado di dire se si è o meno sulla strada giusta nell'interpretazione del suo linguaggio);

° essendo un modo di aprirsi all'esterno e capire come questo sia fondamentale per confrontarsi, non sentirsi esclusi e comprendere l'importanza di continuare a curare la coppia e la famiglia;

° aiutando a metabolizzare i momenti critici ed a scoprirne i risvolti positivi. Come quando si riesce a capire che l'ansia è normale ed è il propulsore per affrontare nuove responsabilità ed essere attenti al bambino;  

° nel suo tentativo di insegnare come comunicare con il piccolo, facendo ricorso a carezze, sorrisi, baci, tenerlo in braccio, cullarlo, parlargli, sincronizzarsi con lui e massaggiarlo sia importante almeno quanto dargli da mangiare.